Alchimia

dedicato ai Figli dell'arte

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    e io chi sarei...?

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    Inizio questa discussione,non avendo ovviamente ritrovato un vecchio topic sull'argomento,che mi pare ci fosse, traendo spunto dal dibattito nato con Beach nel topic su Johann Böttger.

    faccio un esempio di come il simbolismo alchemico possa essere criptico ed oscuro e abbia poco a che fgare con piombo e simili...

    questo è un tipico libro alchemico.

    è uno dei più famosi, il "Mutus Liber",cioè il libro muto, di Altus.

    è composto solo da queste immagini,accompagnate da una introduzione che dice
    "Il libro muto, nel quale l'intera filosofia Ermetica viene rappresentata in forma di immagini geroglifiche, consacrato a Dio misericordioso, tre volte massimo ottimo, e dedicato ai soli figli dell'Arte, il cui autore ha nome Altus."
    seguono tre serie di numeri:
    "21.11.82. Neg
    93.82.72. Neg
    82.81.33. Tued."

    sono dei riferimenti a versetti biblici...infatti "Neg" sta per "Gen",cioè il libro della Genesi,capovolto e "Teud" è il Deuteroomio. e se si capovolgono anche io numeri, esce fuori:

    Gen 28: 11,12
    "11 Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. 12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. "

    Gen 27: 28,39

    "28 Dio ti conceda rugiada del cielo
    e terre grasse
    e abbondanza di frumento e di mosto.
    39 Allora suo padre Isacco prese la parola e gli disse:
    «Ecco, lungi dalle terre grasse
    sarà la tua sede
    e lungi dalla rugiada del cielo dall'alto.»



    Deut 33: 18,28


    18 Per Zàbulon disse:

    «Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti,
    e tu, Issacar, nelle tue tende!

    28 Israele abita tranquillo,
    la fonte di Giacobbe in luogo appartato,
    in terra di frumento e di mosto,
    dove il cielo stilla rugiada.


    l'elemento comune in questi versetti è la "Rugiada celeste", elemento fondamentale per il raggiungimento della grande opera.

    ogni tavola potrebbe sembrare sensa senso,se non accuratamente analizzata con una "coscienza alchemica".

    si potrebbe provare ad analizzare i significati delle tavole....se volete ci possiamo provare.
     
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  2. temm
     
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    Sinceramente non capisco una cippa di questo argomento, ma vorrei sottoporvi questo:
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    La Porta Alchemica è un monumento edificato tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte nella sua residenza sita nella campagna orientale di Roma sul colle Esquilino, nella posizione quasi corrispondente all'odierna Piazza Vittorio - dove oggi è stata collocata.

    Sulla soglia, e precisamente sul gradino , si trova questo motto ermetico:

    * Letto da sinistra verso destra: "SI SEDES NON IS" (Se siede, non procedi)

    * Letto da destra verso sinistra: "SI NON SEDES IS" (Se non ti siedi, procedi)

    Ha qualcosa a che vedere con quello di cui parlate?
     
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    Aggiungerò un piccolo contributo fra qualche giorno...

     
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  4. .Schism.
     
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    CITAZIONE (temm @ 2/11/2006, 13:31)
    Ha qualcosa a che vedere con quello di cui parlate?

    Si, ha a che fare sia con gli studi alchemici che di occultismo.
    Questa pagina contiene informazioni interessanti al riguardo, e spiega anche i vari simboli sulla porta riportati, le sue origini ed evoluzioni.
    Ad ogni modo, essa è ciò che rimane di un laboratorio: dietro di essa vi si svolgevano sia congressi tra studiosi sia esperimenti.


    http://roma.freewebpages.org/romac20i.htm
     
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    materia interessantissima e molto affascinante, della quale più leggo e più mi rendo conto di non sapere.
    stupefacente comunque è notare come in innumerevoli opere letterarie (e artistiche in generale) vengano da secoli celati, in modo più o meno criptico,
    simboli o rimandi a questa arte...
    ho molto da imparare al riguardo, quasi tutto
     
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    Ha qualcosa a che vedere con quello di cui parlate?

    sì,c'entra.infatti quella è la porta di un laboratorio alchemico.

    nella pagina postata da schism se ne parla approfonditamente.
    molto interessante.peccato che la villa originaria sia stata demolita nell'800...
     
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    Sempre riguardo alle sedi dove si ritrovavano gli studiosi, gli alchimisti ecc.

    image


    Questo è il Vicolo d’Oro, una minuscola stradina, all’interno dell’enorme Castello di Praga, dove la leggenda vuole che Rodolfo II, imperatore asburgico e grande appassionato di alchimia e di occulto (e che accolse alla sua corte alchimisti, astrologhi, matematici e astronomi, tra cui anche Johannes Keplero e Tycho Brahe, che è sepolto proprio a Praga), ospitasse tutti i suoi studiosi. Il mago o l’astrologo o l’alchimista, nel Rinascimento, non erano considerati ciarlatani, ma saggi da riverire, spesso erano molto colti ed eruditi… e talvolta truffatori. In realtà, in questa viuzza vivevano per lo più artigiani - orafi e non - al soldo della Corte. Solo nel Romanticismo si diffuse la leggenda della “strada degli alchimisti”. D’altronde, il vicolo, con le piccole casette a due piani, un po’ storte, con deliziose porticine e buffi abbaini, si prestava bene ad essere considerata teatro d’incantesimi e pozioni e dimora di sinistri figuri venuti da lontano, e in quanto stranieri già sospetti di per sé.

    Al numero 22 (la casetta celestina sulla sinistra) ha vissuto Franz Kafka, con la sorella.
    In fondo al terzo lampione, il vicolo finisce. Forse la foto non rende nemmeno l'idea di quanto sia piccolo.

    Golden Lane, come lo chiamano gli inglesi, risale al 15esimo secolo, ed è situato all'interno del circuito del Castello di Praga, nella città vecchia, al lato ovest della divisione naturale costituita dalla Morava, il fiume che divide Nove Mesto (la nuova città) dalla vecchia città (Stare Mesto). 11 casucole storiche, oggi adibite o a minuscoli musei o a negozi di particolari souvenir.

    Inizialmente si chiamava Zlatnicka Ulicka (Goldsmiths' Lane, ovvero il vicolo degli orefici), perché diversi orefici vi risiedevano, stipendiati dal patriarca. Si dice che poi Re Vladislav (fine del 15th secolo/inizio del 16th) avesse oltre 200 Alchimisti a lavorare lì.
     
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  8. -Ténèbre-
     
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    ma ci hai fatto qualcosa tu alla foto o è così "bionda" per conto suo?


    davvero interessante. ma tutti sti alchimisti...cosa producevano? cioè il re vladislav quale interesse aveva a mantenere 200 alchimisti?
     
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    la foto è "bionda" di suo come quasi tutte le migliori birre ceche, tranne forse una.
    l'interesse del re, come per Rodolfo II, credo sia dettato da credenze dell'epoca, dall'influenza della massiccia presenza ebraica nella città (con tutte le loro tradizioni e misteri), e quindi volto alla pietra filosofale, all'arcanum universale.
     
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    l'interesse del re, come per Rodolfo II, credo sia dettato da credenze dell'epoca, dall'influenza della massiccia presenza ebraica nella città (con tutte le loro tradizioni e misteri), e quindi volto alla pietra filosofale, all'arcanum universale.

    infatti.
    molti potenti avevano alchimisti intenti nella ricerca della Pietra alle proprie dipendenze...

    ma molti potenti praticavano in prima persona questa Arte


    questo è lo Studiolo di Francesco I de Medici,che si trova a Palazzo Vecchio,a Firenze.

    E' composto da una moltitudine di sportelli e porticine,raffiguranti diverse allegorie,che nascondevano ripostigli.
    Da una in particolare,si accede al laboratorio segreto di Francesco,un tipico laboratorio alchemico.

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  11. Subway
     
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    Josef aveva riportato il Mutus Liber, io vi riporto lo Splendor Solis, navigabile qui. Sono 22 tavole.

    Quello che non capisco, però, non avendo letto niente di particolare sull'argomento, è perché questi "libri" sono soltanto illustrati. Gli alchimisti sapevano codificare e decodificare le immagini per diffondere e trarne conoscenza?
     
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    Ci sono però dei libri che spiegano quelle tavole...
    Vediamo se fra qualche giorno riesco a riportare qualcosa di alchimia... pratica.
     
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    Augusto Pancaldi è un personaggio che si dedica da quasi quarant'anni all'ermetica. Iniziatosi nel 1947, segue veri e propri corsi di alchimia dal 1971 al 1976, sotto la guida di Frater Albertus. Separandosi o scegliendo una propria via/laboratorio, realizza il Circulatus Minus secondo Urbigerus. Tenne dei seminari di alchimia pratica in Francia, Italia e Svizzera, di cui la sua famiglia è originaria. Forse è morto nel 1986.
    image

    Edito da Atanor, questo qua sopra è il suo Alchimia Pratica, in cui non ci sono ricette né tempi di cottura, ma una serie di tavole (36 lezioni ordinate secondo la ruota della vita) in cui Pancaldi spiega l'unità del tutto, e la corrispondenza fra alto e basso, cielo e terra basandosi sulla cosiddetta tavola smeraldina. Tratta di alchimia, cabala, astrologia, chimica, geometria... dall'oratorio al laboratorio.

    Se mi sarà possibile riporterò alcune delle tavole in questo topic.

    Intanto la prefazione di Maurizio Nicosia.

    L'alchimia pratica, o la conoscenza poetica.

    A coloro che seggono nel fresco giardino della fonte Igea e si dilettano ad ascoltare le conversazioni degli uccelli, lo zampillìo dell'acqua che volge il tempo, la rugiada che goccia di foglia in foglia e l'erba che cresce, né i libri né tanto meno le prefazioni giovano più. I libri li hanno infranti, come vuole la tradizione, in un festoso volo di colombe.

    Ai "peripatetici", che passeggiano curiosi e vigili intorno alle mura di cinta dell'Ars Regia, cercando soglie e varchi tra la fitta vegetazione che da tempo le ricopre, son dunque destinate queste poche righe: dubbiosi delle magnifiche e progressive sorti dell'umanità, delle intermittenti verità della scienza, i più assaporano il gusto proibito dell'occulto a scrutare, all'ombra delle mura regali, ora le crittografie ermetiche, ora i rivoli d'altre antiche sapienze dai profumi orientali. E se tra questi è uno sparuto drappello d'insaziabili divoratori di libri, come accade a ogni autentico figlio di Cronos, certamente ha già incontrato sul proprio cammino l'intricato sottobosco di dissezioni anatomiche sul corpo ermafrodita dell'alchimia, di severe, perentorie condanne o d'ispirate ed entusiate professioni di fede. A questo libro si volge dunque il drappello per una boccata d'aria, d'aria di alta montagna, irresistibilmente attratto da quell'aggettivo ormai desueto in questo campo: esiste ancora, forse, un'alchimia pratica?

    Esiste. Sovranamente indifferente alle irrisioni della scienza e del suo corteo di tecniche della quantità, alle idee prêt-à-porter, alla maschera della morte: la moda, un forno tuttora s'accende da qualche parte a ogni levar di luna, a testimoniare con la sua calda, caldissima, vibrante luce altri orizzonti della conoscenza, e anzitutto altri vertici.
    L'incontro fra il tavolo anatomico e la macchina da cucire, ha ammonito il conte di Lautréamont nella sua breve vita, è fortuito ed episodico. Ogni qual volta è accaduto ne son sorti bisticci: presupponendo il tavolo anatomico della Scienza la costante ripetizione del simile e l'invarianza, sperando la macchina cucire dell'Arte nell'eccezione, nella realizzazione dell'unico e dell'assoluto. Sul tavolo anatomico la natura denudata viene esibita come congegno a innesco temporale e meccanismo, per l'Arte il vivo corpo della Natura veste i panni immortali di Sofia. Che nel guscio avvolgente del forno l'Opera tuttora si compia, che tuttora il seme maturi, dispieghi fronde filosofiche al pari dell'albero adamico, salvo che per l'Artista e il suo destino, non è essenziale saperlo. Parimenti, che un tempo lo straordinario evento sia avvenuto: troppi i pregiudizi, di scettici e fedeli, remote le testimonianze. Essenziale, per coloro che non seggono ancora nel fresco giardino d'Igea, è che giunga l'eco custode delle Vestali, che il vento rechi ancora una scintilla accesa del loro braciere. Essenziale non è il compimento, fuor della cinta, ma il compito: essenziale è che la conoscenza poetica non si spenga. La poesia, ricorda un Maestro, attesta che l'uomo è potuto penetrare nei fiorenti giardini oltre le strette maglie del tempo.

    Ermafrodita è la conoscenza poetica. Sgorga dall'immaginario ma trasmuta il mondo reale. Ben lungi dall'alchimia "spirituale", che non è parto tardivo del secolo scorso ma già vagisce in età barocca, l'alchimia, che mal sopporta aggettivi al fianco, è sempre "poetica", e sin dalla notte dei tempi: fattiva, fabbrile, come vuole l'originario conio greco, "poiêin": addita con decisione e il fare, e il creare. Sul vivo, nutriente corpo della Natura la conoscenza poetica opera e concreta, con dedizione, pazienza e amore. Ma opera anche poeticamente: il suo fare è di necessità un creare, sulle orme della Genesi. Perciò esige un oratorio accanto al laboratorio. Arduo per i tempi odierni, inconsciamente pervasi da uno strisciante nominalismo, risucchiati dal vortice della deiezione, comprendere la potestà creatrice della poesia, la pietra filosofale del plumbeo linguaggio d'ogni dì: sotto le fiumane di parole stagna oggi un silenzio atroce. Plutarco e i suoi sodali che s'interrogano impietriti dal timore desterebbero oggi il sorriso: non più in metro gli oracoli d'Apollo pizio, possono ancora dirsi sacri? Non sono il funereo sigillo d'un triste tramonto profano le sue risposte prosaiche? Ben prima, Socrate a una passo dalla morte, prossimo a bere la bevanda di cicuta, lamenta di non aver scritto versi. In momento sì cruciale è raro ci si dolga di non aver coltivato un vezzo. Potrebbe essere solo un vezzo la capacità di trasmutare il senso del mondo con la parola? La facoltà demiurgica squarcia la notte dei tempi con la luce del verbo: Ptah, Vac, Logos, Verbum, Orfeo, Thot, Ermes. Ammantata con questi e altri nomi s'è cantata sul globo terracqueo la conoscenza poetica, creatrice e generante: Scientia sine Ars nihil est.

    Alchimia e poesia si dilettano a scambiarsi i ruoli; a una alchimia della poesia fa eco una poesia dell'alchimia. Innumerevoli gli esempi, e di rara bellezza. Consente il reciproco commercio e il frequente gioco degli scambi il comune ma tutt'altro che volgare demanio della trasmutazione. Nel capiente vaso dell'immaginario la conoscenza poetica avvolge il mondo d'una lucente ragnatela e pazientemente lo distilla. Con l'invisibile e sottile ma salda trama di corrispondenze, con la scala delle analogie che s'eleva per gradi ma sfugge a ogni misurazione, rivela la perpetua catena delle metamorfosi e i reami della Terra ancora inesplorata. La materia prima dello spirito è la parola, e perciò tagliata all'edificio dei ponti più arditi: a valicare d'un balzo, con unica campata, gli abissi del tempo. Con un neologismo assai arduo a tradursi, Zwischemvelt, "mondo-tra-due", "tra-mondo", Rilke appellava quest'andito interstiziale dove s'annida la remota e però concreta possibilità di trascendere il tempo, andito caro a poesia e alchimia, le pontefici massime. Luogo di transito, com'è l'uomo, luogo dove materia e spirito mostrano i due volti dello stesso, unico essere che la tradizione chiama Natura. Da questa copiosa, inesauribile sorgente attinge la pratica, l'opificio dell'Arte. Qui forgia gli stumenti, e le chiavi. Pancaldi lo sa e con onestà e generosità ne offre qualcuna. Al lettore trovare le porte.

    Maurizio Nicosia
     
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    CITAZIONE (Subway @ 27/8/2008, 14:11)
    Josef aveva riportato il Mutus Liber, io vi riporto lo Splendor Solis, navigabile qui. Sono 22 tavole.

    Quello che non capisco, però, non avendo letto niente di particolare sull'argomento, è perché questi "libri" sono soltanto illustrati. Gli alchimisti sapevano codificare e decodificare le immagini per diffondere e trarne conoscenza?

    è tutta qui la chiave.
    le parole non servono a coloro che sanno decifrare quelle tavole.la conoscenza alchemica è puramente simbolica e infatti strettissimamente correlata a quella cabalistica,fatta di numeri e simboli.le tavole erano un modo per tramandare la conoscenza fra i "Figli dell'arte",tramite simboli ricorrenti e codificati.

    ma esistevano anche libri simbolici con dei testi,come ad esempio "Il Matrimonio Chimico di Christien Rosenkreutz" (se volete si trovano online anche per intero qui).decifrarne i contenuti è un'impresa...

    bella la cosa postata da Daemon,con il parallelo Alchimia/poesia.
    Atanor ha un catalogo allucinante in quanto a titoli esoterici,comunque.

    il catalogo atanor
     
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  15. LailaLovely
     
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    Il percorso alchemico è anche un percorso interiore.
    Ci sono due vie: la via secca o del fuoco che è la più breve ma la più pericolosa o la via umida meno pericolosa ma più lunga.
    Credo che l'acqua o rugiada si riferisca alla prima parte del percorso, l' Opera al nero e lì l'acqua sono i sentimenti e le emozioni che lavano via i condizionamenti della mente.
     
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26 replies since 1/11/2006, 13:52   1479 views
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